La Storia della Nostra Gente

Presentazione Sindaco
L’ idea di realizzare il presente libro che abbiamo qui l'orgoglio di presentare, che si era a noi da tempo manifestata, ma ad onor del vero ha mosso i passi determinanti nel momento in cui Giorgio Mílocco è venuto nel nostro paese a presentare la pubblicazione sugli internati della zona del cervignanese, che lo aveva visto protagonista assieme alla figlia a coronamento della tesi di laurea di quest'ultima.
Si tratta di una pubblicazione di rilevante interesse e di straordinaria importanza sia per Chiopris sia per Viscone, in quanto si tratta della prima vera edizione di un libro storico sui nostri paesi a distanza di quasi un secolo da quando Mons. Francesco Spessot ha pubblicato nel 1912 il testo “Notizie storiche di Chiopris” sia in quanto si vanno a scoprire delle notizie poco note e che rischiano di andare definitivamente dimenticate.
L'intendimento è quello di trasmettere e tramandare le vicende vissute dalle nostre popolazioni durante la grande guerra e negli anni a cavallo di questa enorme tragedia che ha colpito in tutti i suoi aspetti la nostra zona e che ha visto il mutamento dei confini tra Stati.
Il proposito era semplicemente di trattare le vicende vissute nei nostri due paesi di Chiopris e di Viscone, allo scoppio della guerra, quel 28 luglio 1914, quando l'Austria dichiara guerra alla Serbia a seguito dell’assassinio a Sarajevo dell’arciduca Francesco Ferdinando avvenuto un mese prima.
Con il raccogliere le varie testimonianze scritte, verbali, fotografiche ed altre ancora, grazie anche al recupero e restauro dell’archivio storico del Comune (o meglio quel Poco che ci è rimasto fino ai giorni nostri del periodo dell’Amministrazione austriaca), ci si é resi conto settimana dopo settimana, che il materiale era molto più ampio di quanto ci si potesse aspettare, tenuto presente la limitata estensione territoriale ed il numero di persone che vivevano nel nostro Comune. Evidentemente l'essere sul confine internazionale ha conferito rilevanza anche a piccole realtà agricole come era la nostra. Ecco quindi che l'incrementare dei fatti delle circostanze ha portato a trattare gli argomenti in modo più esteso, ricollegandosi puntualmente a quanto vissuto dalle nostre genti.
A quasi dieci mesi dalla partenza dai nostri paesi dei maschi chiamati al fronte, la Contea di Gorizia e Gradisca viene invasa dall'esercito italiano il 24 maggio 1910. Centinaia di Persone sospettate di essere fedeli all’Austria, vengono arrestate, buona parte della comunità slovena viene internata, decine di sacerdoti vengono allontanati dalle loro comunità e sostituiti con cappellani militari o con altri provenienti dalla parte italiana del Friuli. Buona parte dei maestri e dei funzionari pubblici vengono licenziati e sostituiti con personale italiano. Vengono sciolti i Consigli Comunali ed i commissari civili prendono il posto dei podestà. Pesanti ed inevitabili ripercussioni negative si hanno sulle numerose società cooperative e sulle casse rurali, entrambe realtà di estrazione cattolica.
E’ in questa tragica successione di eventi che ci si deve calare per poter capire, fino in fondo quanto travagliati siano stati quei lunghi anni di conflitto per i nostri avi.
L'intento è quello di riportare alla luce le vicende di coloro i quali hanno vissuto la tragedia ed in particolare di coloro che sono stati mobilitati dall'Esercito e sono partiti per il fronte di guerra o allontanati dalla loro comunità. Allo stesso tempo si vogliono raccontare le vicissitudini delle famiglie rimaste a casa, travolte, neanche un anno dopo, dalle conseguenze dell’avanzata italiana e poi dai successivi ribaltamenti di fronte.
Il libro intende dunque, senza alcun altro fine, registrare la realtà dell'epoca nei nostri due paesi di Chiopris e di Viscone, probabilmente in alcuni frangenti storici distorta e che adesso riemerge in tutto il suo complesso di specificità e peculiarità.
Carlo Schiff: Sindaco
Galliano Zucco: Vice Sindaco ed Assessore alla cultura
Presentazione
La Prima Guerra Mondiale è stata un evento epocale, non solo per la grandiosità dello scontro e la tragicità delle perdite umane, ma anche perchè ha determinato la fine di un equilibrio europeo, che poi non si è più ricostituito e quindi le sue conseguenze continuano a riverberarsi sui nostri giorni. Nella tempesta è sparito l'impero asburgico. Tempesta che i suoi dirigenti hanno contribuito a scatenare, certo non immaginandosi lontanamente che l'attacco alla Serbia, invece di rafforzare la compagine imperiale, avrebbe portato alla dissoluzione del multietnico stato. Però, anche le nazioni vincitrici sono uscite assai provate dalla guerra, in fondo minate alla base in quella supremazia mondiale di cui fino ad allora avevano goduto. La vittoriosa Italia, poi, alla, fine del conflitto si è trovata con innumerevoli problemi economici, di rivendicazione sociale, di gestione degli stessi frutti della vittoria, che la vecchia classe dirigente non ha saputo affrontare, contribuendo alla soluzione autoritaria costituita dal fascismo.
Naturalmente tutto questo non è passato sopra le teste delle persone comuni, ma ne ha intrinsecamente segnato la vita e la morte. Tanto più per gli abitanti di una zona quale il Friuli austriaco, che le vicende belliche le ha vissute in prima persona, non solo con la presenza al fronte di tanti suoi uomini, ma con occupazioni e rioccupazioni, con profuganze e internamenti, con disagi e privazioni. Una popolazione, poi, che ha visto terminare un mondo in cui da secoli era immersa ed è stata inserita in una per lei nuova compagine statale. Che ha sentito, quindi, in maniera più marcata anche tutte le conseguenze post-belliche.
Sulla Grande Guerra si è scritto certo molto in tutti i paesi europei. Per limitarci all'Italia, si é assistito nei primi decenni successivi alla fine del conflitto alla presenza di una nutrita memorialistica di capi e di gregari, nonchè di una serie di libri che riguardavano gli aspetti più propriamente militari di quella vicenda. Visti i tempi, di tono non certamente critico, ma spesso encomiastico di uomini e fatti. Del resto le stesse "veline" fasciste, le famose direttive per la stampa, ordinavano nel 1931 di non interessarsi all'Italietta prebellica, ma alle vere glorie d'Italia, dato che "abbiamo quattro anni di guerra da illustrare e infiniti eroismi e la vittoria solare di Vittorio Veneto".
In seguito la produzione storica riguardante la Prima Guerra Mondiale si fece più rara, ma era naturale. C'era un nuovo grande conflitto (in buona parte figlio del precedente) che calamitava quasi tutto l'interesse. Gli anni 70 videro il rinascere dello studio degli eventi legati alla Grande Guerra, ora, però, da nuove prospettive: si cercava di indagare e dar voce alle masse, ai soldati ed alla popolazione, che quei fatti avevano subito. Negli anni 90, poi, si assiste ad un vero e proprio accrescersi della domanda di conoscenza per quel periodo e il panorama editoriale si fa sempre più copioso di opere che trattano ormai gli avvenimenti analizzandoli da vari punti di vista: sociologico, politico, militare, generale, locale e via dicendo.
Il Friuli orientale in questa vicenda storiografica occupa un posto piuttosto particolare, particolarità che trova naturalmente la sua origine nell'essere esso stato un territorio austriaco poi annesso all'Italia. Infatti così per lungo tempo la guerra fu legata solamente all'esaltazione patriottica ed alle figure dell'irredentismo locale. Sarà in fondo solo con le opere di Camillo Medeot che inizierà ad apparire anche un altro mondo, quello della guerra combattuta nelle file austriache, quello degli internamenti di sacerdoti e civili ed in genere delle vicende della popolazione coinvolta nelle operazioni belliche. Una via di approfondimento poi sempre più percorsa da altri studiosi, addentrandosi nelle mille sfacettature della realtà locale, che, proprio perchè moltissime, riservano sempre nuove sorprese e campi d'indagine.
E' in quest'ottica che si pone da diversi anni l'attività di Giorgio Milocco, tesa a portare alla luce vicende, in particolare riguardanti il periodo d'inizio Novecento e della Grande Guerra, che più che dimenticate sono appunto sepolte nel vissuto dei paesi del Friuli austriaco, di cui quest'opera su Chiopris e Viscone non è che uno dei tasselli. In essa appare una storia, che non sarà "grande", come quella che fa e disfa il mondo, ma che è "vera", perchè costituita da uomini e donne in carne ed ossa, che da quella "grande" sono trascinati a cercare di dare risposta a problemi impellenti, a fare scelte spesso dubbiose, a, perchè no, barcamenarsi tra vicende di difficile interpretazione.
L'intrecciarsi dei fili di queste vicende crea poi la trama e l'ordito del tessuto della vita di due comunità inserite nel grande evento, comunità disperse dalla profuganza, dagli internamenti nei due campi opposti, dall'essere gli uomini sparpagliati su fronti lontani, comunità che vedono quindi frantumarsi il loro usato modo di vita, travolto dall'eccezionalità del momento.
L'autore con pazienza ed abilità segue tutte queste vicende, scopre nessi e legami, annoda i fili, offrendoci infine il quadro ampio e nella stesso tempo particolareggiato della vita dei due paesi nella tormenta bellica. Per far questa ha avuto bisogno di fonti, di documentazione, che in parte viene da archivi pubblici (locali e nazionali), ove dormivano fondi che poco avevano suscitato interesse in precedenza, ma che molto possono dirci sulle più vaste e più minute vicende di uomini e Paesi, in parte da documenti privati. E in questo sta uno dei meriti non secondari di Giorgio Milocco (e non solo in questa occasione), quello cioè di aver scoperto ed utilizzato la nutrita diaristica che l'eccezionalità dell'evento Grande Guerra ha prodotto nei nostri paesi e quello del ricorso ad una documentazione privata per eccellenza quale è la memoria. La raccolta di tante testimonianze orali ci permette di salvare un patrimonio di conoscenze che altrimenti sparirebbe necessariamente con il tempo, di conoscenze, poi, che ben difficilmente la documentazione uffîciale potrebbe darci. Ad esse va poi aggiunta un'altra fonte, al giorno d'oggi in via d'estinzione, e cioè le lettere che familiari ed amici un tempo si scambiavano, riportandovi sentimenti certo, ma anche fatti.
Indubbiamente va di sé che anche tutte queste testimonianze, non diversamente dalle altre più canoniche, necessitano da parte dello studioso di un vaglio, di confronti, però sono una base solida e insostituibile per penetrare nel vissuto più quotidiano e più eccezionale.
La lettura di quest'opera di Giorgio Milocco, quindi, porta con sé non solo il piacere di conoscere fatti, vicende e di assaporare l'atmosfera di un importante momento della vita di due paesi, ma anche un invito, un invito a tutti (enti, privati, associazioni) a non disperdere a distruggere il patrimonio costituito dalla documentazione in loro possesso, sia essa antica o contemporanea (diventerà anch'essa, ahinoi, storica), a conservare la memoria.
Stefano Perini