I mulini
Il mulino, costruito il più delle volte in muratura di sassi seguendo un’architettura spontanea e posto lungo le rive di un fiume, di un torrente o di un semplice canale con un congegno pescante nell’acqua adiacente, costituì, durante i secoli del medioevo, dell’età moderna e fino ad un passato non troppo lontano, il fulcro della vita sociale ed economica del vicino paese e a volte dell’intera zona circostante, rappresentando in modo emblematico la vita contadina. Ad esso faceva riferimento l’economia di un paese o di più paesi e, anche se posto il più delle volte al di fuori dei centri abitati, come è il caso dei tre mulini di Gonars, costituiva un passaggio obbligato al fine di trasformare i cereali raccolti nei campi in farine commestibili. La sua importanza è legata infatti, anche se non esclusivamente, ai due elementi dell’acqua e della farina, che furono per secoli gli elementi primari e fondamentali dell’alimentazione della popolazione rurale friulana. Per questa sua funzione centrale, il mulino fu fin dal medioevo centro di potere da parte dei signori feudali che avevano su di esso una specie di diritto di esazione, una di tassa sul macinato (lo “ius molendinarum”). La sua diffusione, legata alla capacità di sfruttamento dell’energia idrica per la macina dei cereali, inizia in Friuli fra l’XI e il XII secolo, grazie a tecnologie innovative che si stavano allora diffondendo nell’intero continente europeo, anche se testimonianze di mulini ad acqua si possono far risalire fin al VI-VII secolo, e forse fino all’epoca romana. Ma è tra fine ‘500 e inizi ‘600, in seguito alla introduzione e diffusione della coltura del granturco, che si ha una crescita evidente e significativa del numero di questi mulini in tutto il territorio della Bassa pianura friulana, tanto che il loro numero si aggira, fra XVI e XVIII secolo, attorno alle 250 unità, con una distribuzione omogenea sul territorio e con una reminiscenza evidente di essa nei numerosi toponimi legati a questa istituzione particolare, ma soprattutto con una forte tendenza all’aumento che porta, a fine ‘800, ad una presenza in Friuli di più di 800 mulini.